Gli alberi secondo la dottrina shintoista
Crescita Personale & Spiritualità

GLI ALBERI SECONDO LA DOTTRINA SHINTOISTA

Tutti gli alberi secondo la dottrina shintoista possiedono un’anima, alcuni esemplari molto vecchi o in qualche modo speciali vengono venerati come se fossero degli dei. Nella dottrina animistica dello Shinto, piante, animali, fiumi, sassi, montagne, insomma tutto, possiede un’anima e a volte persino qualità divine (Kami). In questo articolo vediamo come gli alberi sacri secondo la dottrina Shintoista possano darci grandi benefici.

Gli Alberi secondo la dottrina Shintoista

Sugi (Cedro)

Il Sugi è l’albero nazionale del Giappone. Le conifere, i cui alti rami cadono come drappeggi, possono superare cinquanta metri di altezza ed avere un tronco di un metro di diametro. Molto noti e preziosi per chi pratica lo Shinrin-Yoku nelle foreste, grazie alla loro bellezza e alla loro elevata emissione di fitocidi “sostanze che vengono rilasciate dalle piante”.

Moso (Bambù)

È apprezzato per il suo legno, molto forte e di rapida crescita, ed è simbolo di prosperità. Di fatto non è nemmeno un albero vero e proprio, ma una specie di erba spontanea. Con i loro gambi che vanno dal grigio-argento al blu-verde, sono di innegabile pregio estetico. Lasciano filtrare il sole dolcemente e in una giornata con poco vento, come una cassa di risonanza, trasmettono in modo delicato i suoni della foresta.

Sakura (Ciliegio)

All’apice della fioritura i rami si caricano dei famosi e delicati fiori rosa pallido. Questi alberi noti a tutti vengono piantati in tutto il mondo, ma in Giappone, Corea e Cina crescono spontanei. In primavera, tra marzo e aprile, i giapponesi si riuniscono per il tradizionale Hanami “guardare il fiore”. Muniti di Bento ”il vassoietto tipico” si apprestano a fare un pic-nic con i familiari e onorano la tradizione contemplando questi splendidi alberi.

Momiji (Acero Giapponese)

Mentre il fiore del Sakura è protagonista della primavera, il fiore dell’Acero Giapponese conosciuto anche come Acero Palmeto, ne fa da padrone in autunno. Il nome Momiji che significa sia “foglie cremisi” sia “mani di bimbo” , ne racchiude le caratteristiche più importanti. In autunno questi esemplari raggiungono il loro massimo splendore e folle di persone corrono ad osservarlo.

Alberi in giappone

Hinoki (Cipresso)

L’Hinoki è leggermente più piccolo del cedro e può raggiungere i trentacinque metri di altezza con un tronco di diametro di un metro. Si riconoscono dalla loro corteccia scagliosa, marrone rossiccio dai rami leggermente pendenti e dagli aghi verde scuro. Grazie agli oli aromatici estratti dalla loro corteccia, gli Hinoki di Corea, Giappone e Cina sono molto popolari tra chi pratica il Bagno di Foresta grazie al loro profumo dolce e rilassante.

Ginkgo biloba

Le foglie dell’albero Ginkgo, originario della Cina, in autunno assumono un colore giallo dorato. È una specie piuttosto rara, per cui vederne uno è una esperienza speciale. In Giappone è sacro e simboleggia la speranza, l’amore e l’immutabilità delle cose. I suoi semi vengono usati nella medicina tradizionale cinese per curare problemi digestivi, respiratori e stimolare la circolazione sanguigna.

Kodama, gli spiriti degli alberi

Kodama spiriti dell'albero

L’entità divina che anima un albero è il kodama, parola formata da KO che significa albero e DAMA che significa anima, si riferisce appunto allo spirito che abita l’albero. Il kodama si sposta tra le montagne e di albero in albero e crea il fenomeno dell’eco (yamabiko) imitando voci umane e suoni della natura. Questi alberi secondo la dottrina shintoista sono sacri e, vengono lasciati lì dove sono anche se danno fastidio alla costruzione delle strade e degli edifici come il ”grande albero Kusu della stazione di Kayashima”, perchè abbatterli è considerato segno di sventura.

Si dice che dagli alberi che hanno un kodama, se dovessero venire tagliati, uscirebbe del sangue. Per segnalare la sacralità di questi alberi è usata una corda sacra (shimenawa), fatta in canapa e paglia di riso, che li delimita e indica la presenza di un’entità divina, esorcizzando calamità e malasorte. Queste corde si possono trovare anche in altri luoghi, su rocce dalla forma insolita presso la costa o attorno a massi.

Per festeggiare i kodama che abitano piante secolari, esistono oggi dei festival come quello del villaggio di Mitsune, nell’isola di Hachijo-jima, durante il quale si chiede perdono per gli alberi tagliati. Ad Aogashima, nelle isole Izu, invece, le persone mettono piccoli santuari alla base del cedro giapponese, dove adorano e pregano i kodama.

Nessuno conosce l’aspetto dei kodama. Nelle antiche leggende sono invisibili o indistinguibili dagli alberi normali. I Kodama appaiono nel film d’animazione di Miyazaki  “Principessa Mononoke”, rappresentati come piccoli umanoidi bianchi con grandi teste che si muovono.

Lo shintoismo non è l’unico culto che onora la sacralità degli alberi, sono moltissime le religioni, culture, mitologie e tribù che li venerano, già a partire dagli uomini primitivi. Gli alberi sono simboli di crescita, decadimento e resurrezione, rappresentano la vita e spesso anche l’immortalità.

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